da Valentina Venturi | 2 Giu, 2020 | Animali, Foreste
22 maggio 2020 – Le associazioni Italia Nostra Toscana, Lipu Grosseto, GUFI – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane e Gruppo di Intervento Giuridico hanno presentato una richiesta di accesso civico agli atti e di informazioni a carattere ambientale riguardo i tagli della vegetazione nella pineta costiera di Principina a Mare, in corso da alcuni giorni. Le associazioni chiedono l’adozione di provvedimenti sanzionatori e di ripristino ambientale, in quanto considerano i lavori non rispettosi della normativa nazionale e comunitaria per quanto riguarda la valutazione ambientale strategica, la tutela paesaggistica e la tutela dell’avifauna nidificante, nonché irrispettosi dei valori ambientali, naturalistici ed ecologici del luogo.
Gli interventi sono parte dell’applicazione del Piano di prevenzione AIB relativo alle Pinete grossetane, approvato dalla Regione Toscana lo scorso anno e già oggetto di forti proteste da parte della cittadinanza e delle associazioni. Il piano riguarda la Pineta del Tombolo e prevede pesanti tagli boschivi nelle pinete litoranee (l’85% del litorale boscato), con la realizzazione di fasce parafuoco larghe ben 50 metri in zone pinetate e 20 metri per ogni lato di sede stradale, eliminazione di copertura boschiva e arbustiva in talune aree (mantenimento di soli 120 esemplari di Pinus per ettaro rispetto ai 700 per ettaro attualmente presenti e solo il 20% della macchia), e l’eliminazione della copertura arbustiva (macchia mediterranea). Tutto questo in mancanza della V.A.S – Valutazione ambientale strategica, necessaria a norma di legge, e delle autorizzazioni paesaggistiche. La Pineta del Tombolo è un sito di importanza comunitaria (SIC), nonché area soggetta a vincolo idrogeologico, e la realizzazione degli interventi previsti cambierebbe radicalmente le sue caratteristiche.
Ad aggravare il tutto c’è il fatto che gli interventi stanno avvenendo nel periodo di nidificazione dell’avifauna. Proprio per proteggere questi animali, la legge prevede che ogni lavoro di diradamento, potatura e decespugliamento debba iniziare prima del periodo di nidificazione, in un periodo compreso tra il 1 ottobre e il 28 febbraio, prorogabile al massimo sino al 15 marzo. Lavori altamente impattanti come quelli in corso distruggeranno moltissimi nidi e provocheranno l’abbandono di quelli rimasti a causa del disturbo ambientale.
Le associazioni chiedono alle istituzioni di desistere e rinunciare alla devastazione delle Pinete grossetane, ormai diventata un appuntamento annuale ogni primavera; di rispettare il patrimonio naturale che i cittadini hanno dato loro mandato di proteggere; e di smettere di utilizzare i fondi comunitari stanziati per la protezione dell’ambiente per interventi insensati e ad alto impatto ambientale.
da Valentina Venturi | 1 Giu, 2020 | Animali, Clima, Foreste
La Regione Piemonte ha posticipato la data di termine del taglio ai boschi di latifoglie, permettendo di tagliare a primavera ormai arrivata con gravi danni all’ecosistema. Protestano le associazioni.
Torino, 21 aprile 2020 – Le associazioni GUFI – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane e ISDE Italia – Medici per l’Ambiente protestano per la proroga del periodo di taglio delle latifoglie concessa dalla Regione Piemonte, che permette di proseguire il taglio dei boschi a ceduo nonostante la primavera sia ormai arrivata e sia incominciato il periodo vegetativo degli alberi e di nidificazione dell’avifauna. Una scelta politica che, per venire incontro alle richieste delle ditte di taglio boschivo, ignora i tempi dettati dalla Natura e la necessità di lasciare indisturbate le nostre foreste (già sfruttate in modo intensivo e insostenibile durante il resto dell’anno) nel periodo cui gli alberi riprendono la crescita e gli animali si riproducono.
I boschi di latifoglie governati a ceduo sono sottoposti a un tipo di taglio che consiste nel rimuovere il tronco dell’albero lasciando solo una ceppaia da cui nasceranno nuovi polloni: un sistema che sfrutta la capacità dell’albero di ricominciare a crescere anche dopo un evento traumatico. Affinché la pianta possa riprendersi dopo il taglio però sono necessarie alcune condizioni, e per questo motivo le norme forestali dettano in modo rigoroso i modi ed i tempi dell’utilizzazione del bosco governato a ceduo, stabilendo date differenti per i periodi di taglio a seconda dell’altitudine proprio per evitare che vengano tagliate piante già entrate nel periodo vegetativo.
Il taglio del ceduo è indicato quindi soltanto durante la stagione silvana, ovvero il periodo dell’anno in cui gli alberi non hanno le foglie e sono nella fase di riposo: in quel momento gran parte delle riserve nutritive della pianta si trova ancora allocata nell’apparato radicale. Alla ripresa del periodo vegetativo, cioè quando all’arrivo della primavera l’albero ricomincia a mettere le foglie, le sostanze nutritive traslocano dalle radici alla parte aerea della pianta. Tagliare quando questo processo è già iniziato ha diverse e gravi ripercussioni sull’albero, in quanto causa uno squilibro energetico e un forte impoverimento del vigore vegetativo della pianta; provoca l’emissione di un maggior numero di polloni avventizi, che sono meno stabili meccanicamente e meno vitali fisiologicamente; e favorisce le patologie che possono attaccare la pianta, perché le ferite sulle ceppaie si ricoprono di uno strato di linfa zuccherina, ideale per la germinazione delle spore fungine. A queste problematiche se ne aggiungono altre collaterali che coinvolgono il bosco nel suo insieme, causate dalle operazioni di taglio, allestimento ed esbosco. Aumentano i rischi di danni alla corteccia e di altre lesioni al tronco anche negli alberi non tagliati, a causa delle sollecitazioni meccaniche; si interferisce pesantemente con il periodo di riproduzione di molte specie animali, che sempre più spesso avviene in anticipo a causa del cambiamento climatico; gli animali che vanno in letargo sottoterra sono già usciti e facilmente verranno uccisi durante le operazioni.
A causa del riscaldamento climatico si assiste sempre più spesso a un arrivo anticipato della stagione primaverile, con conseguente anticipo dell’entrata in vegetazione delle piante forestali e della ripresa di tutte le attività naturali dell’ecosistema forestale. Il fenomeno è stato particolarmente evidente questo inverno, che è stato il più caldo mai registrato, e con il passare degli anni il tema diventerà sempre più attuale e pressante.
Le associazioni invitano quindi la Regione Piemonte a rispettare i tempi dettati dalla natura, e a proteggere adeguatamente il patrimonio boschivo chiudendo la stagione di taglio prima dell’arrivo della primavera.
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