da Valentina Venturi | 29 Nov, 2020 | Difesa Foreste, Uncategorized
Anche le forzature sulla disciplina dei paesaggi montani hanno contribuito all’annullamento del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale del Lazio; una occasione per ripensare le strategie per le montagne del Lazio e arrestare la devastazione del Terminillo
La Corte Costituzionale, con sentenza pubblicata pochi giorni fa, ha annullato il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTPR) del Lazio, e lo ha fatto perchè la Regione Lazio ha violato il principio di leale collaborazione tra istituzioni.
Il testo del PTPR concordato con il MiBACT come legge impone, infatti, avrebbe dovuto essere approvato tal quale dal Consiglio Regionale, che di converso ha licenziato un testo modificato in più parti e contenente norme che scardinano l’obbligo di copianificazione Stato-Regione e che allentano le tutele di molti beni paesaggistici tra cui le aree montane, dove il PTPR manomesso avrebbe consentito la realizzazione di impianti sciistici, impianti di innevamento artificiale e attrezzature ricettive al di sopra della fascia dei 1200 metri.
Questa disattenzione nei confronti della tutela paesaggistica della montagna purtroppo non sorprende.
Da anni – attraverso le ripetute osservazioni presentate nell’ambito delle procedure di VIA del progetto Terminillo Stazione Montana (TSM) – il Comitato del #noTSM ha rilevato come la Regione Lazio interpretasse in maniera ingiustificatamente estensiva le norme del PTPR, e come tali interpretazioni collidessero in maniera sostanziale anche con le Direttive Comunitarie, il tutto per consentire la realizzazione di un progetto devastante per il paesaggio e per l’ambiente, economicamente fallimentare e posto fuori dal tempo dal climate change.
Duole constatare che fino ad oggi questa insensibilità regionale è stata sostanzialmente condivisa dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Province di Frosinone, Rieti e Latina, che ha già emesso parere paesaggistico positivo sul TSM nonostante al tempo di formazione dell’atto fossero in vigore le norme più restrittive di quelle successivamente manomesse dalla Regione Lazio. Il nostro auspicio è che questa vicenda spinga la Regione Lazio a considerare con maggiore consapevolezza la tutela paesaggistica del suo territorio, e che tale consapevolezza si estenda anche alle strutture periferiche del MiBACT.
da Valentina Venturi | 15 Nov, 2020 | Difesa Foreste, Uncategorized
comunicato stampa di Mariarita Signorini
a nome di settantacinque Associazioni
Settantacinque associazioni hanno inviato una lettera ai Ministri dei Beni Culturali, dell’Ambiente e dell’Agricoltura chiedendo di intervenire a difesa delle foreste italiane
Roma, 14 novembre 2020 – Settantacinque associazioni nazionali e locali hanno inviato una lettera-appello indirizzata ai Ministri dei Beni Culturali, dell’Ambiente e dell’Agricoltura chiedendo una maggiore tutela dei boschi italiani, attualmente minacciati da un eccessivo sfruttamento: le numerosissime sottoscrizioni mostrano quanto il problema sia reale e sentito dai cittadini. Una prova in più che quella interazione tra uomo e sistema naturale – riportata dalla Convenzione di Firenze del 2006 (Ratifica della Convenzione Europea sul paesaggio) e dal Codice dei Beni Culturali e Paesaggistici – altro non è che un rapporto virtuoso uomo-natura caratterizzato da equilibrio e rispetto nello sfruttamento delle risorse naturali, equa distribuzione della ricchezza e un utilizzo lungimirante delle risorse ambientali. Una visione che vede quindi il paesaggio come la rappresentazione della simbiosi tra l’uomo e il suo territorio.
Questo appello è in risposta alle lettere, di ben altro tenore, indirizzate agli stessi Ministeri da parte di categorie professionali e forestali strettamente connesse al mondo produttivo e da certi ambienti accademici, nelle quali si invita a non tenere in conto del parere delle Sovrintendenze a tutela dei boschi in zona di vincolo. Le argomentazioni portate avanti dal mondo produttivo sono inaccettabili per chiunque abbia a cuore la tutela dell’ambiente e del patrimonio boschivo italiano: viene espressa una concezione del paesaggio incentrata su una visione antropocentrica di mero sfruttamento delle risorse che risponde a logiche oramai sorpassate, in particolare in tempi in cui i cambiamenti climatici imporrebbero ben altro atteggiamento nei confronti del nostro patrimonio boschivo.
Il confronto su questi temi cruciali è appena iniziato: le numerose associazioni e comitati (un numero che continua a crescere) che hanno sottoscritto questo appello al rispetto delle leggi dello Stato non si sottrarranno al dibattito e altri approfondimenti non si faranno attendere. Le foreste italiane non possono essere lasciate in balia di chi le vede solo dal punto di vista produttivo-economico.
CONTATTI
Valentina Venturi
GUFI – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane
340 3386920 | press@gufitalia.it
Mariarita Signorini
Italia Nostra
335 5410190 | margi.signorini@gmail.com
di seguito la lettera inviata ai Ministri:
Lettera-appello ai Ministri dei Beni Culturali, dell’Ambiente e dell’Agricoltura per la tutela dei boschi
Roma, 11 novembre 2020
Egregi Ministri, da alcuni anni nella società civile sta crescendo la sensibilità per il paesaggio forestale, spesso deturpato da un tipo di selvicoltura non rispettosa degli aspetti ambientali e paesaggistici espressi dalle foreste. Ormai è consolidato e metabolizzato dal nostro ordinamento giuridico l’orientamento della Corte Costituzionale, che ha sottolineato proprio come ambiente e paesaggio siano beni comuni immateriali di preminente interesse pubblico, la cui salvaguardia deve costituire un limite all’utilizzo del legno prodotto dalle foreste.
Questo concetto giuridico non è tuttavia ancora pienamente recepito dalla legislazione vigente, che è tendenzialmente orientata a coordinare le numerose e discordanti legislazioni regionali nella comune visione del bene foresta inteso come risorsa economica da sfruttare, seppur nella dovuta regolamentazione.
La recente approvazione del TUFF (Dlgs 34 del 2018) ha bene espresso il contrasto ormai acuto tra gli interessi e le economie che hanno nei servizi eco sistemici culturali e di regolazione la loro primaria risorsa e le economie che utilizzano il bosco come fonte di materiale legnoso. Se è legittima la convivenza di queste economie, nel rispetto dei principi costituzionali, non possiamo tuttavia ignorare come l’approvazione del TUFF sia avvenuta con molte polemiche, non solo da parte della società civile organizzata in associazioni e comitati, ma anche dal mondo accademico delle scienze biologiche e naturali, mentre l’attuale impostazione filo-produttivistica del TUFF è stata voluta, scritta e difesa solo da una parte del settore accademico e della ricerca applicata del mondo forestale, forte dell’appoggio e del monopolio culturale del Ministero dell’Agricoltura.
Nella lettura del TUFF è inoltre evidente il contrasto che vi è stato tra il Ministero dei Beni Culturali e quello dell’Agricoltura, per ciò che concerne il delicato aspetto del coordinamento con il Codice dei Beni culturali e la questione del “taglio colturale” nelle aree tutelate o meno da provvedimento, espressa dal combinato disposto degli artt. 136, 142 e 149 del Codice. In tutto il testo legislativo il vincolo paesaggistico è trattato come un orpello all’utilizzo economico diretto del territorio forestale, tanto da aver creato un pericoloso e confuso regime di deroghe che rischia concretamente di rendere inapplicabile il regime di tutela.
Anche nelle aree tutelate da provvedimento amministrativo, dove ormai sembrava pacifica la supremazia del MiBACT sulle competenze regionali, la recente applicazione di questa norma, ribadita non solo dal precedente orientamento di questo Ministero, ma anche dal recentissimo “parere” relativo a un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, presentato da Italia Nostra nazionale, WWF Grosseto e Lac, sul piano antincendio della Pineta litoranea del Tombolo in Toscana, ha ingenerato forti conflitti. La Soprintendenza di Siena e Grosseto, in seguito a questo pronunciamento del Consiglio di Stato, ha applicato la richiesta di autorizzazione paesaggistica, per gli usi forestali in aree tutelate dal Codice dei Beni Culturali, anche sul Monte Amiata, da qui si è scatenata, da parte delle associazioni di categoria del comparto forestale e dall’Ordine degli Agronomi la pretesa di derogare alla legge, violata, o mal interpretata, forti della volontà di mettere a confronto, ovvero in contrasto, tutela paesaggistica versus libertà di impresa e quindi posti di lavoro a essa collegati.
La Soprintendenza, ha invece richiesto che sull’Amiata, nel rispetto della zona di vincolo, venisse lasciato un numero quadruplo di matricine rispetto al ‘governo’ a ceduo semplice, cosa che non inficerebbe le locali attività produttive, ma tutelerebbe invece il paesaggio, garantendo contemporaneamente l’assetto idrogeologico di quei pregevoli territori (già duramente provati dalle catastrofiche alluvioni dello scorso anno).
Si tratta dunque di una sleale e scorretta levata di scudi, del mondo delle imprese economiche e forestali, (dopo che le rispettive competenze erano già state ampiamente discusse, negoziate e chiaramente sancite nel TUFF) in nome di un giudizio di presunta “incompetenza” del personale delle Soprintendenze per giudicare gli aspetti paesaggistici della foresta, come se tutte le foreste fossero esclusiva competenza e proprietà del mondo forestale, e non anche bene comune di eminente interesse sancito dall’articolo 9 della Costituzione. Come evidenziato dai noti e autorevoli pareri dell’Ufficio Legislativo del MiBACT, la ratio della tutela provvedimentale, derivando dalla Legge Paesaggistica voluta da Benedetto Croce, è quella dell’aspetto estetico, nel quale le Soprintendenze hanno una storica e indiscussa competenza e supremazia.
Purtroppo la lettura del paesaggio effettuata dalle categorie professionali e forestali strettamente connesse al mondo produttivo, non tiene in considerazione che quella“interazione tra uomo e sistema naturale”, riportata dalla Convenzione di Firenze, Legge del 9 gennaio 2006 n.14 “Ratifica della Convenzione Europea sul paesaggio, Firenze 20 ottobre 2000” e dal vigente Codice dei Beni Culturali e Paesaggistici, non può che essere quel rapporto virtuoso che denota equilibrio e rispetto nello sfruttamento delle risorse naturali, equa distribuzione della ricchezza e rispetto dell’utilizzo ragionevole delle risorse ambientali. Altrimenti tutto, indistintamente, sarebbe paesaggio, anche il rapporto predatorio dell’uomo sul territorio e in nome del quale si rischierebbe di compiere ogni scempio.
In particolare, la diffusione del ceduo rappresenta invece, da sempre, quel rapporto predatorio, consolidatosi con l’affermazione del moderno sistema economico. Il fatto che esista da molto tempo non ne giustifica il ruolo paesaggistico, così come non lo giustifica il solo concetto di casa che, pur esistendo da millenni, a causa della speculazione edilizia recente, ha devastato i più pregiati paesaggi del nostro paese. Ricordiamo che il primo bene paesaggistico tutelato nell’Italia Unita è stata proprio una foresta: la Pineta di Ravenna.
Attualmente, anche in base a recenti ricerche, risulta che il ceduo sia la forma di governo meno compatibile con la fornitura di servizi ecosistemici di regolazione e culturali e non lo si può, proprio per questo, definire una forma di gestione forestale sostenibile. Adesso quella “percezione delle popolazioni” che, secondo la Convenzione di Firenze, dovrebbe caratterizzare il paesaggio, si sta manifestando fortemente attraverso le associazioni ambientaliste riconosciute e i comitati dei cittadini, sui social e sulle piazze, in difesa delle foreste e del verde urbano, dando luogo alla più vasta manifestazione del pensiero libero, che chiede “il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Proprio in considerazione della complementarità del bosco e della natura allo sforzo lavorativo e produttivo, che non può ridursi al rapporto lavoro-salario, ma necessita di tempi e spazi di recupero spirituale e psicologico, che solo le foreste ben gestite sanno garantire.
Il ceduo estremamente diffuso e il taglio raso, privando il cittadino-lavoratore del bosco per un tempo troppo lungo rispetto al tempo della vita umana, provocano un vero e proprio “spaesamento”, una perdita di “paese” inteso come paesaggio e conseguente perdita di riferimenti culturali e psicologici, per questo sono da mettere al bando, almeno nelle aree tutelate ex art. 136 del Codice, e possibilmente da tutti i boschi, atteso che altri metodi di gestione garantiscono lo stesso, se non un maggiore reddito.
Le scriventi Associazioni esprimono innanzitutto solidarietà al personale delle Soprintendenze, che adesso deve sostenere il peso di queste ingiuste affermazioni di incompetenza. A tutti coloro che tutelano il paesaggio vanno il nostro appoggio e la nostra stima.
Auspichiamo che Lei, signor Ministro dei Beni Culturali, non arretri di un millimetro di fronte alle richieste di smantellamento della tutela paesaggistica che le sono pervenute e le perverranno, anche tramite il Ministero dell’Agricoltura.
Auspichiamo inoltre che Lei, Signor Ministro dell’Ambiente, si faccia parte attiva per una maggior tutela degli ecosistemi forestali, in particolar modo nella Rete Natura 2000 e nelle aree protette, dove il TUFF ha inteso indebolire le Sue competenze a favore di quelle delle Regioni e del Ministero dell’Agricoltura.
Auspichiamo che Lei Gentile Ministro dell’Agricoltura, a cui inviamo il presente appello per Sua conoscenza, intenda prendere opportuni provvedimenti al riguardo.
Cordiali saluti
- Mariarita Signorini già Presidente nazionale, ora Consigliere di Italia Nostra
- Daniele Zavalloni – Presidente Ecoistituto – Cesena
- Stefano Deliperi – Presidente Grig (Gruppo d’intervento Giuridico)
- Giovanni Damiani – Presidente GUFI (Gruppo unitario foreste italiane)
- Roberto Romizi – Presidente Associazione medici per l’Ambiente ISDE Italia
- Vittorio Emiliani – Presidente Comitato per la Bellezza
- Rita Paris – Associazione Bianchi Bandinelli
- Stefano Allavena – Presidente di Altura
- Emilio Delmastro – Federazione nazionale Pro Natura
- Laura Cadeddu – CATS Consulta Ambiente e Territorio della Sardegna
- Francesco Saccomanno – Forum Ambientalista – Calabria
- Leonardo Rombai – già Professore ordinario di geografia storica Università di Firenze
- Ferdinando Laghi – Associazione ‘Solidarietà e Partecipazione’ – Castrovillari
- Benito Fiori – ABC-Alleanza Bene Comune-La Rete
- Mariella Buono – Associazione Pensieri Liberi Pollino Castrovillari – Lungro
- Mariella Ieno – Associazione ‘Il Riccio’ – Castrovillari
- Antonietta Lauria – Forum ‘Stefano Gioia’ Associazioni e Comitati calabresi e Lucani per la tutela della legalità delTerritorio
- Cecilia Pacini – Presidente Italia Nostra TOSCANA
- Graziano Bullegas – Presidente Italia Nostra SARDEGNA
- Maurizio Sebastiani – Presidente Italia Nostra MARCHE
- Renato Bosa – Presidente Italia Nostra FRIULI VENEZIA GIULIA
- Adriana MY – Presidente Italia Nostra PIEMONTE
- Domenico Valente – Presidente Italia Nostra ABRUZZO
- Roberto Cuneo – Presidente Italia Nostra LIGURIA
- Cosimo Manca – Presidente Italia Nostra PUGLIA
- Domenico Totaro – Presidente sez. Senisese Italia Nostra BASILICATA
- Mario Pellegrini – CISDAM Centro italiano studi e documentazione degli abeti mediterranei
- Giancarlo Odoardi – Ecoistituto Abruzzo
- Laura Asti – Pro Natura L’ Aquila
- Raimondo Chiricozzi – Commissione nazionale AICS ambiente
- Marco Tiberti – Presidente European Consumers
- Alberto Conti – Presidente WWF Forlì-Cesena
- Massimo Blonda – Fondazione di Partecipazione delle Buone Pratiche- Bari
- Marco Caldiroli – Medicina Democratica Onlus
- Roberto Monfredini – AIF Ambiente informa
- Johannes Fragner-Unterpertinger – Portavoce “ Via di Malles “
- Andres Lasso -Associazione Ideale Ambiente Firenze
- Michele Boato – Presidente Ecoistituto del Veneto
- Alda La Rosa Associazione – FUTURO SOSTENIBILE IN LOMELLINA
- Francesco Saverio Bellofatto – Associazione La Piccola Cometa
- Francesco Montecchio – Associazione “Progetto GAIA” – OdV
- Stefano Orlandini – Salviamo l’Orso – Ass.per la conservazione dell’orso bruno marsicano Onlus
- Nicholas Bawtree – Terra Nuova
- Rosalba Luzzi – Associazione Biodistretto Montalbano
- Sara Coppini – Mille Rivoli- Cittadini Mugellani per la difesa dell’Acqua e del Territorio”
- Corradino Guacci – Presidente Società italiana per la storia della fauna “Giuseppe Altobello”
- Michele Renna – Fototrappolaggio Naturalistico Partenio
- Flavio Angelini – Lupus in Fabula
- Pietro Comeri – Simbiosi Magazine
- Antonella Lodi – Un Bosco per la Città- Bologna
- Gabriele Buratti – Artists 4 Rhino
- Carlo Papalini – Liberi pensatori a difesa della natura
- Anna Zonari – Parents for future Italia
- Marina Conti – Parents for future Bologna
- Nadine Finke – Parents for future Forlì
- Serena Bianca De Matteis – Parents for future Melegnano – Laboratorio Per un Albero in più-
- Luciano Poggiani – Argonauta Fano
- Nadia D’arco – Comitato Ambiente e salute Emilia Romagna
- Adriano Fiorenza – Presidente Associazione Fate gli Gnomi
- Michele Renna – Cervinara Trekking
- Giovanni Bosio – Associazione “Canale Ecologia
- Fabio Sani – Uni Verso AMIATA
- Alvaro Gori – Comitato Salvaguardia e Ambiente del Monte Amiata
- Cinzia Mammolotti – AmiataEco
- Eduardo Quarta – SOS Natura
- Anna Catalani – Salviamo la Riserva di Procoio, Salviamo le Riserve
- Stefano Orlandini – Salviamo l’Orso Onlus
- Anna Petrucci – Comitato tutela alberi Bologna
- Marco Menghini – STAI Stop Taglio Alberi Italia Comitato. coord. nazionale
- Anna Salvatici – Movimento tutela alberi Firenze
- Aldo Loris Cucchiarini – Società Bosco per Sempre Regina
- Stefano Marzani – Cooperativa La Macina Terre Alte
- Ruggero Ridolfi – Coordinatore medici per l’ambiente I.S.D.E Forlì-Cesena
- Andrea Nalin – Silva Nova Bologna
- Claudio Pizzuto – Comitato per la tutela degli alberi di Sesto Fiorentino
- Domenico Scanu – I.S.D.E. Sardegna
seguono altre sottoscrizioni di Associazioni che stanno pervenendo
- Franco Tassi – Presidente Centro Parchi Internazionale
- Ornella Dezordo – perUnaltracittà, laboratorio politico Firenze
- Antonio Fiorentino – AlterPiana
- Simona Bertin – Comitato Alberi EMPOLI
- Judith Scholz – Coord. cittadino tutela alberi e movimento tutela alberi firenze
- Loretta Pizzetti – Comitato Val di Farma,
- Maurizio Martigli – Comitato Vivi Firenze Verde
- Rossella Caci – Aspis club
- Paola Favero – INSILVA
- Alessandro Torlai – Ass. Irriducibili Liberazione Animale
- Claudia Petro – Donne in nero di Bologna
- Glauco Venturi – San Lazzaroin transizione
- Thomas Jonathan Morselli – Coordinamento G.A.R.D.A
- Claudio d’Esposito – WWF Terre del Tirreno
- Roberto Ciccarelli – AVSA (associazione volontaria salvaguardia ambientale)
- Alessio Gai – Ass.Alleanza beni comuni Pistoia ODV
- Rosanna Crocini – Ass. AcquaBene Comune Pistoia e Valdinievole
- Samuela Breschi – Comitato Obiettivo Periferia
- Tiziana Vigni, -Presidente Atto Primo
- Annamaria Mori, -Presidente Gruppo Società e Ambiente (GSA) di Senigallia
- Livio Marrocco, – Comitato civico cittadino” Feudo Bosco Vandra”
- Mariantonietta Di Nardo -Mamme per la Salute e l’Ambiente di Venafro
- Lucio Riccetti Pres. – Italia Nostra Umbria
- Franco Medici Pres – Italia Nostra Lazio
- Vitantonio Iacoviello – sezione Italia Nostra Vulture-alto Bradano (Basilicata),
- Enrico del Vescovo – Sezione Italia Nostra Castelli Romani
- Luca Raiteri – Comitato PIU’ DEMOCRAZIA ITALIA.
- Ugo Mattei – Presidente Comitato Popolare difesa beni pubblici e comuni Stefano Rodota’
- Raffaella Giubellini Basta Veleni Brescia
da Valentina Venturi | 6 Nov, 2020 | Agricoltura, Convegni, Uncategorized
Nella giornata del 25 settembre 2020, si è tenuto a Roma, una conferenza dal titolo “La strategia europea di bioeconomia: scenari e impatti territoriali, opportunità e rischi” alla quale hanno preso parte Società scientifiche, Università e Centri di ricerca. Sono intervenuti il presidente Giovanni Damiani e il vicepresidente Bartolomeo Schirone dell’associazione GUFI – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane, per illustrare gli impatti della bioeconomia sulla biodiversità e sulle foreste.#
E’ stato dunque affrontato il discusso tema della bioeconomia, definita dalla Commissione europea, attraverso una sua proposta realizzata nell’anno 2012, come un’opportunità d’uso delle risorse biologiche come materie prime per la produzione di energia (Innovating for Sustainable Growth: A Bioeconomy for Europe aggiornata nel 2018).
La bioeconomia di cui si parla oggi, è solo un falso modello di sostenibilità, ambiguamente presentato come una possibilità attuabile e sostenibile, in cui vengono ridotte le emissioni di carbonio, ma ancora una volta, le risorse naturali vengono assottigliate, con una condotta antropocentrica.
Nella strategia “Innovating for Sustainable Growth: A Bioeconomy for Europe”, infatti, emerge l’implicita intenzione di alterare i preziosi equilibri della natura e le sue ricchezze, perché il sistema ambiente, ancora un volta, viene trasformato in un erogatore di servizi e beni preziosi da sottrarre senza tregua. E’ chiaro che la domanda mondiale sia un’inevitabile conseguenza della crescita della popolazione nel mondo e del sempre più ingente rischio di esaurimento terminale delle risorse, ma, per ovviare alle pressioni sull’ambiente, è indispensabile intraprendere una svolta radicale nelle modalità di produzione, di distribuzione e di trasformazione dell’energia ed è altresì fondamentale saper scegliere dove attingere le risorse.
Come potremo ricorrere alla bioeconomia oggi? La risposta non sarebbe da indagare nel suffisso “bio”, ma proprio nel termine “economia”, il cui significato è ”casa”: la svolta sarebbe ripartire dalla nostra casa, in sensu lato dalla nostra società, con un’ottica inedita: una società che si riscopra parte integrante della natura, che possa prestare ascolto ed assecondare i ritmi naturali, senza mai doverli manipolare, per non incorrere nella distruzione, non costringendo l’assetto del territorio a cambiare a nostro piacimento, conturbando gli spazi territoriali a favore di sempre più impianti di colture produttive, abbattendone i tempi di crescita, con la perdita di ricchezza di diversità biologica e di protezione dal dissesto idrogeologico.
Oggi, abbiamo bisogno di ispirarci a dei modelli di riferimento, passati e presenti, come gli economisti Georgescu-Roegen e Latouche, che nel 2020, ai sovraumani ritmi a cui siamo costretti, potrebbero risultare anacronistici, ma invece, rappresentano la chiave di svolta per la nostra società: “più è meglio” diventerebbe “poco è abbastanza”. Così, potremo riscoprirci parte di questa Terra, camminando in punta di piedi sugli esili fili che si intrecciano nella preziosa trama del complesso equilibrio della natura, denudando le orecchie ai suoi meravigliosi suoni ma anche ai suoi meravigliosi silenzi.
da Valentina Venturi | 3 Nov, 2020 | Difesa Foreste
Con Decreto del Presidente della Repubblica del 1° Ottobre 2020 è stato disposto l’accoglimento del ricorso al Capo dello Stato presentato nel 2019 da Italia Nostra, WWF Grosseto e LAC Sezione Toscana, contro la Delibera di Giunta Regionale relativa al Piano specifico di prevenzione AIB per le pinete litoranee di Grosseto e di Castiglione della Pescaia, la Pineta del Tombolo. (deliberazioni Giunta regionale n. 355 del 18 marzo 2019, n. 456 dell’1 aprile 2019, n. 564 del 23 aprile 2019) e ha espresso importanti principi giurisprudenziali in materia.
L’area è tutelata con vincolo paesaggistico di tipo provvedimentale (artt. 136 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004, in base a sei decreti ministeriali nel periodo 1958 – 1967), è inserita nel piano di indirizzo territoriale (P.I.T.) con valenza di piano paesaggistico della Regione Toscana e ricade nella rete ecologica europea “Natura 2000” (ZSC/ZPS Tombolo da Marina di Grosseto a Castiglione della Pescaia, ZSC/ZPS Diaccia Botrona, e ZSC Punta Ala e Isolotto dello Sparviero).
Il Consiglio di Stato, Sezione I che ha esaminato la questione nello scorso Giugno, non aveva disposto l’annullamento immediato del Piano, per evitare l’assenza di strumenti di prevenzione degli incendi nel momento estivo di maggior rischio, ma, innovando la giurisprudenza sul punto, aveva differito l’annullamento di 180 giorni, per far si che la Regione Toscana emanasse un nuovo piano che doveva tener conto delle questioni di merito sollevate nel ricorso dalle tre associazioni proponenti.
Per Italia Nostra, WWF Grosseto e LAC Toscana si tratta di un ottimo risultato, e di una insperata vittoria : il provvedimento del Consiglio di Stato finalmente sancisce che il Bosco ha anche valore paesaggistico e ambientale. Infatti nonostante il piano antincendio prevedesse “il taglio di circa il 70% dei pini esistenti e di circa l’80% della vegetazione arbustiva del sottobosco” “qualificava espressamente gl’ interventi previsti come ‘non soggetti ad autorizzazione paesaggistica’, ai sensi dell’articolo 149 del d.lgs. n. 42 del 2004, la cui lettera b) esclude la necessità dell’autorizzazione per gli ‘interventi inerenti l’esercizio dell’attività agro-silvo-pastorale che non comportino alterazione permanente dello stato dei luoghi con costruzioni edilizie ed altre opere civili, e sempre che si tratti di attività e opere che non alterino l’assetto idrogeologico del territorio’.”
Tuttavia il nuovo testo Unico forestale, al quale si riferisce il piano antincendio si richiama in modo esplicito a valori e contenuti del Codice dei beni culturali e del paesaggio e del Codice dell’Ambiente, con le conseguenti valutazioni: “ é ormai un dato acquisito nella dottrina e nella giurisprudenza che il patrimonio forestale nazionale reca in sé ed esprime una pluralità di valori, interessi, beni, che chiamano in causa plurimi campi di materia e titoli di potestà legislativa, essendo ormai superata la visione che relegava questo fattore al solo campo dell’agricoltura (silvicoltura); è pacifico che oggi il patrimonio forestale nazionale intreccia titoli di competenza statale e di competenza concorrente Stato – regioni”.
Dunque è illegittima la previsione dell’esclusione dell’autorizzazione paesaggistica e viene consolidata la linea che la ritiene necessaria per gli interventi in aree boscate determinati da finalità non strettamente di gestione naturalistica, come indicato dalla giurisprudenza in materia e dal Ministero dei Beni Culturali.
Altro profilo di illegittimità riscontrato: è risultata carente la motivazione in ambito della Valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A) che ha dato parere positivo con prescrizioni generiche : “è mancata dunque la necessaria considerazione e valutazione unitaria dell’impatto delle attività proposte sugli habitat oggetto di protezione“. Tutela del paesaggio e delle aree ricadenti nella Rete Natura 2000 sono quindi elementi imprescindibili e non derogabili nemmeno in un piano antincendio.
Per il futuro nella predisposizione di un nuovo piano antincendio la Regione dovrà tenere necessariamente conto di tutti i vincoli paesaggistici e ambientali gravanti sulla Pineta del Tombolo. Secondo le associazioni proponenti il ricorso, un’efficace lotta agli incendi si fa meglio organizzando squadre di volontari, che “marcando” il territorio scoraggino chi voglia appiccare incendi (in gran parte dolosi) e possano spegnere sul nascere la quota residua di incendi accidentali, più che con iniziative che, col pretesto di salvare la pineta dagli incendi, ne eliminino preventivamente gran parte del valore ecologico e paesaggistico.
Commenti recenti